Shadow
David è appena tornato in Europa dalla guerra in Iraq. Per cercare di dimenticare gli orrori vissuti durante il conflitto e ritrovare un contatto con la sua vita, decide di recarsi a “The Shadow”, una località sperduta e desolata in montagna. Qui conosce una ragazza di nome Angeline, con la quale inizia la sua avventura nei boschi. Ma due balordi sono sulle sue tracce e non hanno intenzione di far trascorrere a David una vacanza piacevole…
Presentato in Italia al 1° Horror Fantasy Award di Orvieto (risultando vincitore nella categoria “miglior sceneggiatura”), “Shadow” è il secondo lungometraggio diretto da Federico Zampaglione -leader del gruppo Tiromancino – dopo Nero bifamiliare. Accolto con entusiasmo al festival, “Shadow” è uno dei (pochissimi) tentativi riusciti in Italia, negli ultimi anni, di realizzare un horror che possa definirsi tale. Nonostante parte del film abbia del “già visto”(alcune tecniche di tortura; la figura dello psicopatico che insegue e tortura le sue vittime in una sorta di “tempio degli orrori”; l’ambientazione in un luogo ameno ed ostile, per citare alcuni esempi), il risultato è più che apprezzabile. Le immagini cruente non mancano: scorre sangue e cresce l’angoscia, minuto dopo minuto. Molta forza narrativa arriva proprio dalle immagini, in quanto i dialoghi sono davvero pochissimi. Si possono notare delle incongruenze nella sceneggiatura e in alcune scene: ma niente viene lasciato al caso. Anche il finale, oltre a sorprendere e a chiarire i dubbi, lascia l’amaro in bocca: come recita la locandina, “la realtà può essere il peggiore degli incubi”, soprattutto quando questa realtà è segnata da un conflitto. Un’azzeccata colonna sonora (originale) e bravi attori (tra cui Ottaviano Blitch e Karina Testa, già protagonista di un altro horror, “Frontiers”) completano un film che gli appassionati del genere non possono assolutamente ignorare.
Mariangela Celiberti