Sicilia in debito con l’Europa
Sicilia: una terra meravigliosa, ma devastata da un’azione politica mossa da fini egoistici e personali, fatta di clientelismo, sprechi e illeciti accordi. Condizioni che da decenni la relegano ai bassifondi d’Italia, dove mafia e illegalità trovano terreno fertile per far attecchire le proprie radici. È triste dover raccontare l’ennesima storia di uno spreco, attribuibile alla cattiva gestione delle risorse che vengono messe a disposizione per uscire da una crisi che attanaglia quest’isola da troppo tempo. A lanciare l’allarme è stato l’europarlamentare di Rifondazione Comunista, Giusto Catania, che da anni denuncia tra i banchi del Parlamento Europeo diverse irregolarità nell’utilizzo dei fondi comunitari riservati alla Sicilia e al Mezzogiorno. Alla fine la brutta notizia è venuta a galla: la Sicilia dovrà restituire a Bruxelles 2 miliardi di euro di fondi non spesi relativi alla programmazione 2000-2006. E, tanto per mettere il dito nella piaga, con gran parte dei circa 6 miliardi di euro che sono stati invece “regolarmente” investiti, la Sicilia è “accusata” di aver avviato progetti non prioritari, con scarsa capacità innovativa. In pratica dei lavori avviati in fretta e furia in vista della scadenza definitiva, fissata nel dicembre 2008, che avrebbe comportato la restituzione immediata delle risorse. La Regione Sicilia ha cominciato così a finanziare dei progetti per cui già Comuni, Stato o Regione avevano stanziato le rispettive cifre, dirottando in questo modo gli aiuti economici dell’Unione Europea direttamente nelle proprie casse. Una vera e propria beffa se si pensa che, circa un anno fa, la Corte dei Conti accertò frodi per 36 milioni di euro nella gestione dei contributi europei dal 1994 al 2006 destinati alla formazione professionale in Sicilia. Fatture false o gonfiate, corsi-fantasma e controlli scadenti in una realtà dove la speculazione ha sempre fatto gola a molti politici e funzionari nostrani dinanzi peraltro ad un forte rischio d’infiltrazione mafiosa. Un pericolo sottolineato dallo stesso comune di Catania quando arrivò la condanna a 5 anni per l’ex governatore, oggi senatore, Totò Cuffaro. La magistratura accertò l’attenzione della criminalità organizzata verso tali fondi. Il sen. Cuffaro, che della sua condanna non ha mai più voluto parlare, ha subito risposto alle accuse mosse evidentemente contro il suo periodo di amministrazione regionale affermando che, fino alla data delle proprie dimissioni (27 gennaio 2008), la Sicilia non avrebbe perso un solo euro di fondi Comunitari, ottenendo anzi ottimi risultati. La difesa però non sembra reggere, abbattuta in anticipo dalle motivazioni asserite dall’eurodeputato: “il trucco del ragionamento sta nel rapporto tra impegno e spesa. Il denaro impegnato supera il 100% degli 8 miliardi di euro a disposizione. Ma la spesa reale è ferma al 75%”. Ecco dunque consumata l’ennesima storia tipicamente siciliana. Purtroppo non è soltanto un brutto incubo.
Gianluca Ricupati