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Sicurezza sul lavoro: parola a una lavoratrice italiana d’Inghilterra

La sicurezza sul lavoro è una tematica quanto mai attuale a fronte degli avvenimenti che frequentemente si verificano sul territorio nazionale ed in base ai quali le cosiddette “morti bianche” sono divenute un flagello quotidiano. Per scoprire quale realtà viene vissuta oltre i confini nazionali abbiamo intervistato un’operatrice toscana del settore aeroportuale che attualmente vive e lavora in Inghilterra.

Ciao Beatrice e grazie per il tempo che hai deciso di dedicarci.

Come sai, in Italia accade con sempre maggiore frequenza che i lavoratori perdano la vita sul posto di lavoro, pertanto non passa giorno in cui i TG e la carta stampata non si occupino di questo preoccupante fenomeno. Qual’è, sotto questo punto di vista, la situazione in Inghilterra?

Da quando mi trovo in Gran Bretagna, ovvero alcuni mesi, non mi è mai capitato di imbattermi in un servizio al notiziario o in un articolo di giornale che affrontasse tale argomento. E’ pur vero che, a causa dei turni di lavoro, non riesco a seguire tutti i giorni la cronaca locale, pertanto almeno una o due volte alla settimana sono impossibilitata a coglierne le notizie. Ad ogni modo, non so dire se qui di episodi del genere se ne parla poco poiché non si verificano affatto oppure perché si preferisce focalizzare l’attenzione su aspetti quali la violenza e gli omicidi.

Dove si svolge la tua attività professionale?

L’attività lavorativa si svolge all’aeroporto di Stansted.

Di che nazionalità sono i tuoi colleghi?

Nella compagnia dove lavoro siamo prevalentemente italiani. Gli altri dipendenti sono di nazionalità portoghese, rumena e polacca. Facendo un raffronto con le altre aziende che operano in aeroporto si evince che gli inglesi sono in netta minoranza e ciò costituisce un aspetto negativo per quel che concerne la comunicazione, potendo quindi influire sfavorevolmente anche riguardo alla sicurezza sul lavoro.

A questo proposito, ti sei mai confrontata con i colleghi italiani, anche alla luce delle notizie che giungono dallo stivale?

Francamente no. Ciò di cui ci capita di discutere sono gli argomenti di natura sindacale: contratti, contributi, buste paga…

Come membro del personale della compagnia per cui presti servizio, sei mai stata informata sulle normative legate alla sicurezza sul lavoro vigenti nel Regno Unito? Hai mai partecipato a specifiche esercitazioni, come ad esempio le evacuazioni antincendio?

Nonostante lavori in un aeroporto non ho mai ricevuto alcuna informazione al riguardo, inoltre non ho mai assistito ad alcuna esercitazione specifica. Quel che ho avuto modo di appurare è la possibilità, riconosciuta ad ogni lavoratore, di rivolgersi a qualsiasi Job Center – una sorta di sindacato – per reclamare legittimi indennizzi, magari non previsti dal proprio contratto di lavoro. Chiaramente tutte queste informazioni sono state omesse dalla azienda per cui lavoro e le ho dovute reperire recandomi personalmente in un Job Center, dove fortunatamente ho avuto modo di imbattermi in persone molto disponibili e soprattutto chiare.

Ti senti al sicuro sul posto di lavoro o ci sono aspetti, fatti, situazioni che ti preoccupano?

Anche se dal punto di vista strutturale l’ufficio lascia molto a desiderare, posso dire che in merito alla sicurezza non ravviso eclatanti lacune. D’altronde non potrebbe essere altrimenti, poiché la società che gestisce l’aeroporto, ossia la BAA , effettua spesso dei controlli ufficiali ed altri a sorpresa.

Un servizio andato in onda nei mesi scorsi durante “Striscia la Notizia” ha evidenziato che in alcune ditte italiane perfino la manutenzione degli estintori non era eseguita – per mere ragioni economiche – nei modi e nei tempi previsti dalla legge? Osservando i cartellini degli estintori presenti nei locali della azienda per cui lavori ravvisi delle irregolarità?

Fortunatamente no. A quanto si legge la manutenzione avviene regolarmente.

In base alla tua esperienza, quindi, quali sono le differenze sostanziali, sul tema della sicurezza sul lavoro, fra l’Inghilterra e l’Italia.?

Penso che la regolarità ed il concetto del “fare le cose per bene” siano presi molto più sul serio qui che in Italia.

In definitiva sei contenta di lavorare all’estero in relazione agli standard di sicurezza? E a livello generale?

In merito alla sicurezza mi ritengo soddisfatta. Ci tengo però a sfatare il mito secondo il quale il lavoro all’estero sia tutto rose e fiori, perché non è affatto così. Capita sovente, tra i vari esempi che potrei citare, di trovarsi a parlare inglese con colleghi che non sono inglesi e considerando che molti giovani vengono nel regno unito principalmente per perfezionare la lingua è facile capire come ciò non sia proprio l’ideale.

Andrea Bonfiglio