Pubblicato il: 26 Luglio, 2017

Quel sinistro legame tra terremoti e trivellazioni

terremoti e trivellazioniEsiste una correlazione tra le trivellazioni di gas e petrolio e i forti terremoti che interessano gran parte del pianeta?

Questo è uno degli interrogativi più frequenti che ribalza nella mente della gente comune e degli addetti ai lavori, specie in prossimità di eventi disastrosi come è stato il terremoto che ha interessato l’Emilia-Romagna nel maggio del 2012.

Ciò che è davvero allarmante, nell’analizzare gli eventi tellurici occorsi il 20 e il 29 maggio di due anni fa in Emilia, è la straordinaria coincidenza con gli avvenimenti che li precedette e che fecero capo anche ad una serie di discussioni politiche, volte a puntare il dito contro il progetto di stoccaggio del gas naturale in acquifero nella frazione di Rivara, San Felice sul Panaro, paese della provincia di Modena, ormai tristemente noto per le forti devastazioni causate proprio dal terremoto in oggetto. Una di queste coincidenze, per certi versi la più agghiacciante, è la localizzazione della seconda scossa (ore 9:00 del mattino, del 29 maggio 2012), la più devastante, con una magnitudo di 5.9 della Scala Richter, il quale epicentro venne a collocarsi esattamente dove è presente un impianto di estrazione del petrolio già sfruttato fin dal 1950.  Seppur la stretta correlazione tra questi eventi drammatici e le operazioni di estrazione abbia sollevato parecchi dubbi, alcuni dei quali rafforzati da ricerche scientifiche operate sul territorio e riscontri di avvenimenti analoghi accaduti negli USA, in verità, in quella zona non si è mai arrivati ad operazioni di vere e propria perforazione del sottosuolo e ancora oggi ballano sui tavoli delle Istituzioni richieste di permessi e di autorizzazioni volte a dare il via libera a tali procedure.

Già un anno prima, esattamente l’8 febbraio del 2011, la Giunta della regione Emilia-Romagna aveva dato parere negativo sull’agibilità della zona che, non offriva adeguate caratteristiche di sicurezza ambientale, pertanto, si esponeva l’intera area a rischi non quantificabili in correlazione con diversi fattori: la presenza di faglie attive, il manifestarsi di eventi sismici naturali con cadenza periodica nonché un deficit di misure precauzionali per far fronte a terremoti di grossa intensità (le strutture presenti sul territorio, sia ad uso pubblico che privato, non erano dotate di misure antisismiche) . Da un articolo de “Il Fatto Quotidiano”, firmato dal fisico e docente universitario, nonché attivista ambientale, Maria Rita D’Orsogna, si viene a conoscenza che in Texas negli USA (è proprio di questi giorni la notizia), una giuria di pari ha riconosciuto una somma multimilionaria alla Signora Lisa Parrha che aveva esporto denuncia contro la Aruba Petroleum società che si occupa dell’estrazione di gas naturale. La famiglia della signora Parrha era vittima di continui problemi di salute poi riconducibili alle operazioni condotte proprio dalla Aruba Petroleum. In quella zona degli States non sono nuovi casi analoghi e accordi sottobanco, in barba alla legge, intesi ad ottenere il permesso di trivellare dietro elargizione di somme di denaro.

Un impatto ambientale disastroso testimoniato, non solo da fantomatiche teorie complottistiche ma anche da scienziati e attivisti ambientali che da tempo monitorano la correlazione di queste pratiche proprio con gli eventi di natura sismica.

                                                                                                           Girolamo Ferlito

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