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Sulla via dell’università mi chiedevo: Dotta, Grassa o Rossa?

Per chi non ha una vespa come Cesare Cremonini o la bicicletta come Alex di Jack Frusciante è uscito dal gruppo, il ritrovo ancor prima delle due torri diviene Piazza Ugo Bassi. Fenomenologia del gradino. Luogo d’appuntamento perfetto per chi vive fuori dalle mura, quindi per ogni paria della dolce vita bolognese. Negozio da 99cent a due passi per soddisfare l’ego dell’inutilità e del velleitario, il paradiso della carie a fianco e gelateria Gianni nascosta, ma neanche troppo, nella via alle spalle per minare l’austerità della prova costume. Il baluardo di ogni figlio del consumismo sotto l’egida del buon vecchio Ugo che, forte della benedizione massonica ai suoi piedi, addita locali speak-easy irredenti ove il proibizionismo cofferattiano non è ancora giunto. Da lì ci si incammina per via Zamboni, viale del tramonto di una gioventù bruciata. Sedi universitarie come residui postindustriali d’urbanistica che fu. Bacheca per annunci a cielo aperto dove il motto «meno chiese più case» viene scandito con 400euro di insonorizzazione mensile. Mosca bianca dell’affitto in nero, del subaffitto, Bologna è anche questo. Via Zamboni è sede delle Università, le più antiche del mondo occidentale. Io che come un sonnambulo cammino per le mie trite vie quotidiane, il mattino; la sera lastricato dell’inferno con tutti gli optional di serie inclusi nel prezzo. La dotta diventa rossa e grassa in Piazza Verdi. Bellezze recumbanti posano come in una scultura di Canova, con la differenza che Paolina Borghese è molto poco borghese e in mano ha un cartone di tavernello. Osare stilisticamente: musica sinfonica come diserbante, coabitazione non belligerante tra indiani e cowboy. Deontologia della ricettazione della bicicletta. Fideismo dell’interinale in questo eterno sabato del villaggio, perchè del doman non vi è certezza, in cui con l’avanzare delle ore si assiste impotenti al declino delle magnifiche sorti e progressive. Ballo excelsior di noi altri, aperitivo populista a fine lezione sotto l’egida del legito illegale. Le sere di Primavera si anima Piazza Santo Stefano. Notte prima degli esami tra mentalità imprenditoriale studentesca con vendita al dettaglio capace di eludere il cartello pakistano del luppolo e del malto e quiz per ripassare modi Campanile Sera. Studenti fuori sede contro autoctoni. Come da spot: Ti piace vincere facile? Dove il sampietrino non è più simbolo di contestazione, ma segnaposto per il più grosso pascolo democratico per le pecorelle smarrite. Del resto casa Prodi è vicina e l’evangelico chi è senza peccato scagli la prima pietra fa da monito vessante alla notturna Woodstock. Bologna è un Paese dei balocchi redivivo per vecchi scarponi e vecchi frack. Attempati bohemien, vampiri da enoteca, Freaks da Gran Gruignol. In breve Greenwich al retrogusto di tortellino, una kermesse quotidiana lungo le vie che portano alla laurea.

Luca Colnaghi