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Tesori da salva(guarda)re

In Italia sono tantissimi i monumenti che a causa del deterioramento causato dalle intemperie, dall’inquinamento atmosferico e talvolta dallo scarso senso civico di alcuni cittadini vertono in uno stato di abbandono. Numerosi sono i siti archeologici che – per mancanza di fondi  necessari al mantenimento e alla valorizzazione  – giacciono in una situazione di degrado inaccettabile. Decine sono i musei allestiti e mai aperti a causa della scarsità di personale addetto alla sorveglianza, centinaia le opere rinchiuse nei magazzini ministeriali e mai mostrate al pubblico. Senza rischiare esagerazioni inopportune si può affermare che lo stato dei beni culturali in Italia verte in una condizione quantomeno problematica e purtroppo tutto lascia presagire che in futuro le cose non possano far altro che peggiorare: i finanziamenti destinati al Mibac sono infatti, anno dopo anno, in costante diminuzione. Nella finanziaria 2009 si parla addirittura di un taglio di circa 330 milioni di euro, pari al 17 percento dell’intero budget a disposizione. Se non si agisce subito con misure concrete, rischiano di chiudere strutture di vitale importanza per l’industria turistica italiana, con conseguenti danni all’intera economia della nazione.  Un esempio su tutti: la Reggia di Caserta – meraviglia architettonica di inestimabile valore – non riceve soldi a sufficienza per la manutenzione ordinaria dei suoi magnifici giardini e rischia addirittura di rimanere senza illuminazione a causa degli ingenti debiti contratti con l’Enel. E le situazioni analoghe sono moltissime, dislocate su tutto il territorio: Roma, Pompei, Palermo, Milano, Torino: un degrado a dir poco vergognoso che tutti noi possiamo osservare ogni giorno nelle nostre città. Il governo cerca di “rimediare” ai tagli economici nominando commissari-manager con il compito di amministrare le aree da valorizzare. Guido Bertolaso, per esempio – tra l’altro  già impegnato con la Protezione Civile – è stato nominato Commissario per l’area archeologica di Roma e di Ostia. E’ legittimo chiedersi se sia davvero questa la chiave per risolvere i problemi: a cosa può portare la nomina di personaggi dalle indubbie capacità manageriali che però non vantano nel proprio curriculum alcun tipo di competenza specifica in materia? Valorizzazione e tutela dei beni culturali sono azioni distinte, che producono i risultati auspicati solo se applicate in completa sinergia. A cosa serve valorizzare un bene se non si è prima intervenuti (con la competenza necessaria) per la sua tutela? E viceversa: a cosa serve spendere denari per tutelare senza poi saper investire nella valorizzazione? Non si tratta quindi solo di quanto spendere, ma anche e soprattutto di come spendere, cercando di restituire lustro ad un patrimonio storico-artistico che è il più cospicuo del mondo e che un paese come l’Italia ha l’onore e l’onere di salvaguardare per le generazioni future e per l’umanità intera.

Aldo Nicodemi