Pubblicato il: 15 Ottobre, 2010

Tomas

Gianni Alemanno<< Eravamo abituati a tutto ma il balilla che ha paura di Bossi è come il  bulletto che ha paura dello zio panciuto che olezza di grappa: se lo spingi cade da sé. E infatti la provocazione di quello che per costituzione è un ministro (ecco, quando sentiamo Bossi, Berlusconi ci convince : la costituzione andrebbe modificata per togliere il ministero della scurrilità al nobel degli scurrili) si poteva abbattere a suon di cultura e di buone maniere; da un missino con temperamento democratico (che poi anche il temperamento di Alemanno non è altro che il vestito della domenica dei picchiatori) i romani si attendevano la fermezza di un sindaco e l’orgoglio di sentirsi il primo cittadino non di una città italiana bensì di una civiltà che insieme a quella di Atene rappresenta l’Occidente. E invece questo ballilla ha invitato Bossi a pranzo, dopo una scusa che sa di rutto, dopo l’ennesima battuta che è invece filosofia bossiana : un lanzichenecco a Roma. La pace con Bossi sa infatti di pasta scotta è la pace degli ipocriti, di chi appena uscito di casa sparlerà degli amici romani: il cavallo di Pontida che incendia Roma con la sua bocca che saliva disprezzo verso tutto ciò che non sa di nebbia e polenta. E invece l’hanno imboccato come si fa con un bambino con la pappetta , hanno siglato la pace della pajata e della coda alla vaccinara come se il cibo sostituisse l’educazione di un ministro, e che un pranzo sia il coperchio agli improperi che mezza Italia sopporta. Ma i padani della Lega non mangiano con le forchette hanno imparato a sputare l’omogeneizzato anche agli ex fascisti. Anche il male ha le sue gerarchie e Alemanno è oramai soltanto il pagliaccio della durezza, la balia di un feto deforme. Gnam, gnam!!!

Carmelo Caruso

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