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Tornare alla lira. È davvero possibile?

Se tornassimo davvero alla nostra cara, amata e nostalgica lira? Perché abbiamo adottato l’euro? Chi ce lo ha fatto fare? È un moccioso davvero irritante e ingestibile!  Se lo chiedono in molti ormai.

È diventato quasi un tormentone estivo, al pari di Despacito di Luis Fonsi, lo si faccia lentamente o il prima possibile. Quando regnava la carta moneta, gli spicci erano sempre meno e bastavano dieci mila lire per godersi un sabato sera con birra, pizza e quattro risate. Se riportassimo indietro le lancette del tempo sarebbe davvero un ritorno alla favola che immaginiamo? Sarebbe una panacea per risolvere il debito pubblico, l’inflazione, il costo della vita e la gente di colpo troverebbe un lavoro ben pagato e tornerebbe a spendere soldi? Sono tutti interrogativi legittimi. Però, la realtà potrebbe essere meno romantica di come la immaginiamo. Mettiamo il caso che l’Italia uscisse dall’euro e che dopo una serie di provvedimenti la lira tornasse a gironzolare liberamente per le strade cittadine come un randagio in cerca di rifugio. Probabilmente all’inizio sarà tutto un idillio: avremmo le tasche più piene (al cambio la carta moneta aumenterebbe per via delle mille e delle duemila lire) ma sarà solo una vacua consistenza visto il reale valore della nostra ex moneta. Le speculazioni aumenterebbero a dismisura, perché tutti gli investitori svenderebbero i titoli a causa dello scarso valore rispetto a quelli degli altri paesi e l’effetto più immediato sarà la fuga dei capitali, prima ancora che la moneta venga definitivamente adottata. Perché? L’euro al cambio risulterebbe troppo forte rispetto alla lira e chi possiede ingenti somme di denaro si vedrebbe decurtato una grossa parte del patrimonio tra tassi di cambio e debolezza della nuova ex moneta. Oggi l’Italia soffre di mancanza di investimenti e probabilmente molte di queste ricchezze giacciono ancora nei “Paradisi fiscali”, alienati in chissà quale angolo del mondo. Molti pensano che il reddito pro-capite potrebbe beneficiare e di conseguenza tornerebbe ad aumentare il potere d’acquisto (ossia la capacità delle famiglie di spendere, facendo girare l’economia). Invece, dopo l’illusorio entusiasmo dei primi anni, tutto tornerebbe agli anni ’70 con la differenza che i prezzi schizzerebbero sempre più alle stelle mentre gli stipendi continuerebbero a seguire uno scarso incremento come già è accaduto da trent’anni a questa parte.  Negli USA il dollaro è la moneta unica da più di due secoli, gli americani hanno un grande potere d’acquisto perché il governo ha sempre controllato l’andamento dei prezzi, non ha mai permesso una vera e propria speculazione sul prezzo finito (le speculazioni ci sono, ma riguardano gli investimenti in borsa). In Italia invece, quando nel 2002 l’euro divenne la nostra moneta definitivamente (in Europa già circolava dal 1999) si è lasciato speculare sia sulla gestione dei prezzi del prodotto finito che su quello delle materie prime, senza considerare che il potere d’acquisto delle famiglie era rimasto immutato dai tempi della crisi del 1992, quando la lira si era completamente svalutata e gli stipendi non subivano impennate (eccetto quelli dei politici) da almeno trent’anni. Per intenderci, quando l’euro fu adottato chi percepiva uno stipendio di 1.500.000 di lire, non ha ricevuto in busta paga 1.500€ (neanche 1.000€), si è ritrovato l’esatta conversione in euro: poco più di 750€. Ma cosa accadrebbe alle aziende che fanno import-export? A chi ha aziende all’estero? E ai turisti? Cosa potrebbe capitare? Si vedrebbero richiedere nuovamente il passaporto e al cambio perderebbero metà del denaro ogni qualvolta intendessero avvalersi dell’euro per circolare liberamente. Sì, perché in fondo un ritorno alla lira significherebbe anche uscire dall’Europa “unita”, piena di storia ricca di contraddizioni ma che tenta di acquistare credibilità sia sul mercato, sia nei confronti delle altre potenze mondiali. Vogliamo tornare alla ripartizione in Comuni, in puro stile medievale, con la dogana a chiedere dazi di ogni genere? Saremmo davvero in grado di gestire il poco che ogni Regione ha da parte (ammesso e concesso che abbia qualcosa da parte), nonostante la montagna di debiti contratti per sanare gli sprechi e le esuberanze delle amministrazioni locali? Un ritorno alla lira sarebbe davvero quel “paese delle meraviglie” che tutti immaginiamo?             

Girolamo Ferlito