Tra le nuvole
Il lavoro di Ryan Bingham in questo periodo di crisi va a gonfie vele. Ryan è una tagliatore di teste, il suo ruolo è cioè quello di andare di città in città a licenziare persone. Per questo motivo trascorre la maggior parte del suo tempo in volo da una città all’altra degli Stati Uniti. Oramai la vita in volo è diventata il suo stile di vita, sulla terra ferma non ha dimora fissa. Il suo obiettivo è quello di entrare a far parte del prestigioso club delle mille miglia. Un giorno in un albergo incontra Alex, una giovane trentenne che vive esattamente come lui. Sembrano fatti l’uno per l’altro ed anche uno come Ryan, libero e senza legami, inizia a tentennare. Ma all’improvviso arriva Nathalie, una giovane neolaureata, che sostiene che sia possibile licenziare anche tramite videoconferenza, eliminando quindi i costi degli spostamenti. Per Ryan si profila dunque il rischio di rimanere a terra per il resto della sua vita.
Il talentuoso regista Jason Reitman, già oscar con “Juno”, intreccia in “Tra le nuvole” due diversi piani significativi: uno riguarda la crisi nel mondo del lavoro e dunque la tematica del licenziamento; l’altro è quello della libertà senza legami contrapposto alla solidità sentimentale e familiare. Ne esce fuori un intreccio drammatico che viene però trattato con apparente leggerezza e ciò rende la pellicola abbastanza gradevole. È un approccio quasi pirandelliano, con cui il regista vuole soffermarsi su valori della società odierna senza appesantire troppo la storia.
Clooney è l’ideale di uomo in carriera, libero, senza legami emotivi, ma alla fine è costretto a ricredersi. Bingham è un uomo che vivendo nel cielo tra un volo e l’altro ha perso di vista il valore terreni dell’avere una partner ed una famiglia.
Diego Bonomo