Turkmenistan un anno dopo
Un anno fa moriva Saparmyrat Nyyazow, uno dei più bizzarri quanto spietati dittatori della storia recente. Nel 1985 egli divenne primo segretario del partito comunista turkmeno, in concomitanza con l’ascesa di Gorbačëv in Unione Sovietica; questa circostanza però non contribuì ad ammorbidire la linea dei comunisti turkmeni, che rimasero assestati su posizioni oltranziste anche dopo il dissolvimento dell’impero sovietico.
Nel 1990 Nyyazov divenne anche Capo di Stato, concentrando su di sé un potere pressoché assoluto; nel 1993 si autoproclamò “Turkmenbasy”, cioè “padre dei turkmeni”.
La spietata dittatura di Nyyazov si concluse solo con la sua morte, avvenuta il 21 dicembre del 2006; al suo posto subentrò Gurbanguly Berdimuhammedow, ben visto dall’oligarchia dominante.
Durante questo periodo il Turkmenistan visse in un vero e proprio incubo orwelliano; il regime di Nyyazov può essere definito senza dubbio totalitarista, sebbene di stampo moderno e non spietato quanto quelli che l’avevano preceduto quarant’anni prima.
La violenza legalizzata dello Stato era all’ordine del giorno e i cittadini erano completamente indifesi di fronte ai soprusi della pubblica amministrazione, la quale perseguitava brutalmente qualsiasi tipo di opposizione vera o presunta. Ma ciò che destava ancor più scalpore, forse a causa del suo lato bizzarro, era lo smodato culto della personalità del dittatore turkmeno, il quale non aveva niente da invidiare a quelli dei “colleghi illustri” che l’avevano preceduto.
Il Turkmenistan era ed è tuttora disseminato di statue imponenti che raffigurano Nyyazov; molte città, scuole, aeroporti, piazze furono rinominate “Turkmenbasy”. Persino un meteorite venne identificato con tale appellativo e Nyyazov arrivò addirittura a cambiare i nomi dei mesi dell’anno e dei giorni della settimana, sostituendoli con quelli della sua famiglia.
Nyyazov scrisse anche il “Ruhnama”, letteralmente “Libro dell’anima”, corposo volume che contiene il pensiero filosofico del dittatore, insieme ad una sorta di storia epica del popolo turkmeno. Questo testo venne obbligatoriamente diffuso nelle librerie e nelle moschee, dove affiancava il Corano; nelle scuole e negli uffici pubblici doveva essere imparato. Il nuovo Presidente ha abolito il culto della personalità e cancellato le più bizzarre decisioni del suo predecessore. Tuttavia i cittadini turkmeni non godono ancora delle libertà democratiche; la strada da fare su questo terreno sarà lunga e tortuosa.
Il Turkmenistan ha però un rilevante ruolo strategico, sia per via della sua posizione geografica sia per il fatto che il suo territorio è ricchissimo di risorse energetiche, tra le quali spicca il gas naturale, del quale il paese ex-sovietico è il decimo esportatore su scala mondiale.
Nyyazov si era mantenuto equidistante in politica estera, ma privilegiava la Russia nella vendita del prezioso gas; i Russi, attraverso il gigante energetico Gazsprom, acquistavano il gas turkmeno a prezzi inferiori a quelli di mercato, per poi rivenderlo con cospicui guadagni all’Europa ed ai paesi limitrofi.
La Russia, sia per ragioni geografiche che storiche, è ancora in pole-position nello sfruttamento del gas turkmeno, ma potrebbe dover fare i conti nel prossimo futuro con un cambiamento a suo sfavore della politica economica del suo partner energetico. Recentemente il governo turkmeno ha già preso un provvedimento importante: ha infatti confermato l’esclusiva di Gazprom sull’acquisto del suo gas ma ne ha aumentato il prezzo del 30%.
Per ora il Cremlino non ha mostrato segni d’insofferenza ed ha considerato tale aumento nella natura delle cose; tuttavia non mancano altri attori internazionali interessati alle risorse energetiche turkmene: prima fra tutti l’Unione Europea, ma anche Iran e Cina.
Gli Stati Uniti spingono affinché la politica turkmena si sviluppi in senso filo-occidentale, in modo da utilizzare il suolo turkmeno per azioni strategiche e militari e indebolire la pesante influenza russa nella regione. Ma siamo certi che lo zar Putin non lascerà che questo avvenga tanto facilmente.
La partita per le risorse turkene è appena cominciata.
Speriamo che lo sfortunato popolo turkmeno possa un giorno beneficiare in maniera adeguata delle immense risorse del suo paese, le quali fino ad oggi sono state ad esclusivo appannaggio delle classi dominanti.
Pierfrancesco Celentano