Pubblicato il: 13 Maggio, 2009

Un secolo di scienza, un esempio per tutti

ritalevimontalciniRita Levi Montalcini ha da poco compiuto cento anni. La certezza umana della morte e della malattia, che prima o poi ci toccherà affrontare e che ci rende ansiosi e spaventati verso il futuro, non sembra preoccupare questa piccola, grande, meravigliosa donna di scienza. La signora Montalcini nasce a Torino nel 1909; si laurea in medicina nel 1936. Dopo i travagli della guerra e lo scempio delle leggi razziali fasciste, che in quanto ebrea la costringono a due anni di esilio in Belgio, nel 1940 torna a Torino. Prosegue i suoi studi sul sistema nervoso in un piccolo laboratorio di fortuna appositamente allestito nei pressi di Asti. Dal 1947 al 1977 lavora negli Stati Uniti al dipartimento di zoologia della Washington University, dove prosegue le sue ricerche sul sistema nervoso dei vertebrati. Nel 1952 scopre il “fattore di crescita nervoso” denominato Ngf, una molecola proteica che gioca un ruolo essenziale nella crescita delle cellule nervose; nel 1986 riceve il premio Nobel per la medicina, proprio grazie agli studi su tale molecola. La sua attività prosegue frenetica in svariati istituti e si esplica anche nell’attività politica, grazie alla nomina a senatrice a vita conferitale nel 2001 dall’allora presidente della Repubblica Ciampi. Oggi, nonostante il suo secolo di vita, continua a lavorare alacremente soprattutto in campo medico. La sua giornata comincia la mattina molto presto; dorme poche ore a notte perché, come dice lei, “non ho tempo da perdere”. La vecchiaia non la spaventa: la sua mente è ancora lucidissima e le consente di svolgere senza alcun impedimento la sua meravigliosa professione. A chi le paventa i rischi della quarta età, lei risponde “io sono la mia mente, non il mio corpo”: il corpo può invecchiare quanto vuole ma la sofferenza e la fatica non prevarranno mai sulla forza del cervello, che se costantemente utilizzato e indirizzato verso ciò che ci interessa e ciò in cui crediamo, ci renderà sempre curiosi ed entusiasti verso la vita. Ricorda poi a tutti che la nostra vita individuale non è importante; non importa quanto tempo ci è dato di vivere. Fino all’ultimo respiro possiamo migliorare un po’ il mondo con i nostri messaggi d’amore, di cultura e di speranza, che sopravvivranno alla nostra morte fisica. Zvetan Todorov dice che alcune persone emanano luce, attraverso le loro parole e le loro opere; egli si riferisce a Primo Levi, ma si può dire la stessa cosa della scienziata torinese. Chi crede nel progresso civile, nella cultura, nell’amore per i nostri simili e per tutti coloro che popolano il nostro meraviglioso pianeta e chi si interessa alla vita, all’arte, alla scienza, nella speranza di migliorarci un po’, vivrà i suoi giorni con intensità e senza rimpianti: non conoscerà il nichilismo e la mancanza di senso che nei momenti bui spesso hanno la meglio sulla speranza.

Celentano Pierfrancesco

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