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Un uomo qualunque

La vita di Bob Maconel è una consuetudine ossessiva e claustrofobica. Impiegato in una grande azienda, viene sempre relegato ai compiti più noiosi, viene snobbato e trattato male dai colleghi. Bob vive nell’attesa del momento opportuno, dell’attimo giusto per far esplodere la sua rabbia verso la società e verso gli altri. Porta sempre dietro una pistola con sei proiettili, cinque per i colleghi che odia e uno per sé stesso. Un giorno, però, al lavoro, un suo collega nella sua stessa condizione lo anticipa e spara sui colleghi. Bob per salvarsi la vita gli spara e lo uccide. Da quel momento diventa un eroe. Viene promosso ad incarichi più alti e viaggia su auto lussuose. Sembra uscito dal suo tunnel e la relazione con la ragazza che lui ha salvato il giorno dell’eccidio sembra dargli una chance per una vita migliore.

Con “Un uomo qualunque”, Frank Cappello ci porta nell’intimità di un uomo che all’apparenza può sembrare  “qualunque”, ma che in realtà proprio quell’essere “qualunque” lo ha reso ossessionato dalla sua vita, dal suo lavoro e dai suoi colleghi. Bob è l’ultimo tassello della scala gerarchica e vive ciò nell’attesa del giorno in cui il perdente avrà la rivincita su tutti. Cappello mostra il cinismo dell’alta società: dopo il gesto da eroe, Bob viene accettato e stimato dai colleghi. In realtà si tratta di falsa considerazione data dallo status sociale del personaggio. Tutti sono disposti a vendersi, pur di avanzare nella scacchiera del potere. Un Christian Slater stravolto ed irriconoscibile interpreta con maestria il mondo mentale di Bob, avvolto nelle sue cospirazioni quotidiane e rende perfettamente l’evoluzione interna di un personaggio sempre al limite della ricaduta nel suo stato precedente.

Diego Bonomo