“Una donna” di ieri e di oggi
E’ la sensazione di essere all’interno di una storia raccontata da una cara amica, quella che si prova sfogliando le pagine della principale opera di un’artista spesso obliata dai grandi nomi della letteratura novecentesca italiana. Sibilla Aleramo, antesignana di una nuova, futura generazione, vive nei primi novecento attraversando una lenta evoluzione personale che le permetterà di emergere all’interno della società maschilista a lei contemporanea (..a lei sola?), in cui è costretta a vivere e di cui è obbligata a sopportare ogni cruda imposizione. “Una donna” è un romanzo profondamente al femminile di una forza incrdibile. Chi legge quelle pagine, si ritrova dentro quel mondo: è accanto alla giovane mentre osserva con occhi adoranti il fare paterno, del quale perderà la stima con lo scorrere degli anni e grazie a cui porrà la base per l’incontro, in molte occasioni della vita, con una categoria di uomini violenti e incapaci d’amare; respira l’odio che la giovane prova verso una vita ingusta che non le permette di salvare la madre dalla degenerante forma depressiva, vive l’orrore dello stupro che appassisce il fiore della sua adolescenza e infine, osserva con orrore la rassegnazione di Sibilla ad amare questo stesso uomo: un’appiattimento esistenziale che la porta a pensare che l’amore, in fondo, consista in questa passività dell’animo.
E’ impossibile non restare sconvolti dalla scrittura diaristica dell’autrice, forte e carica di verità.
D’improvviso la svolta. Una fuga nella notte per dire addio ad una vita fatta di lacrime ed abbracciare il sogno della sua vita: lo scrivere; la letteratura in tutte le sue forme. Linfa vitale che la spinge a lasciare per sempre l’unica vero amore, cosa per cui nessuno mai la giustificherà e per cui lei stessa forse, non saprà mai assolversi completamente: il figlio.Un fuoco segreto divora Sibilla…ancora chiamata Rina Pierangeli Faccio: la consapevolezza che qualcosa in lei fremeva da tempo ed aspettava solo la maturazione necessaria per costruire finalmente la donna che era in lei.
Ecco infine librarsi in aria una farfalla meravigliosa!
Il lettore la segue nelle sue vorticose evoluzioni:dai numerosi amori,che altro non sono che sodalizi artistici nutriti da un sentimento, tra cui ricordiamo quello per Campana; e i numerosi incontri suggestivi, come quello con D’Annunzio e gli esponenti futuristi de “La voce“. Libera, la nostra ormai Sibilla, scrive e cresce culturalmente dedicandosi soprattutto alla lettura appassionata di Byron, Wilde, Ibsen, Dostevskij, Baudelaire, Rimbaud e molti altri. Approfondisce quel senso d’umanità, alimentato fin dalle origini della sua esistenza, verso i più poveri. L’essenza dell’ amore negatole dalle prime esperinze affettive ha germinato in lei questa coscienza e questo senso del dovere verso i più deboli della società, sentimenti che si concretizzeranno nell’adesione al femminismo e alle idee socialiste. Credo fermamente che il femminismo sia una delle leve che rigeneranno il nostro vecchio mondo, questo annota su un quaderno che sarà poi l’opera: “Riflessioni”.
In lei si ritrova l’entusiamo di una donna combattente, in lei le prime battaglie dei cui risultati abbiamo giovato tutte noi e in nome di questa primordiale ribellione non possiamo permettere che si arresti il lecito diritto alla parità dei sessi ancora oggi negato in troppi ambiti della nostra società e cultura occidentale. Dalle pagine di Sibilla arriva l’eco di una battaglia mai finita e che noi contemporanee non dobbiamo banalizzare nella mercificazione di noi stesse nell’imperante culto dell’immagine o nel rispetto poco convinto,che continuiamo ad avere, nei confronti di quelle convenzioni sociali che non hanno fondamento se non in un’obsoleta tradizione. Questo l’insegnamento che una grande sensibilità artistica del novecento ci ha lasciato, questo insieme ad una produzione valida e numerosa tra cui, mi permetto di annotare alcune parole, scritte con l’amaro in bocca, a ottantaquattro anni, rivolte a chi, all’epoca, considerava ormai i suoi scritti “attempati” e non degni di ristampe e nuove edizioni.
[…] perchè sono un poeta, la sola donna poeta oggi esistente nel paese, perchè il mio primo libro “Una donna” avrà a novembre cinquant’anni, perchè i giovani si stupiscono ch’io, mezzo secolo fa, scrivessi per i giovani d’oggi e per quelli che vivranno il secolo venturo.[…] svendete e mandate al macero la raccolta delle mie poesie e delle mie prose migliori. […]Io ho dinnanzi a me il futuro, anche se voi non lo credete.
Tosco Eleonora
E’ proprio vero: il passato rappresentato da coloro che hanno lasciato delle tracce significative non può restare dentro all’armadio come un vecchio scheletro, ma va rivissuto e in continua interazione col nostro presente.
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Cos’è il futuro senza i tasselli di un mosaico lasciati nel passato? O meglio, quale futuro senza una memoria storica? Ma, ancora, quale futuro è possibile senza il desiderio di compierlo? E’ proprio come scrive Eleonora.. E’ “la consapevolezza che qualcosa in lei fremeva da tempo ed aspettava solo la maturazione necessaria”. Sono figure come Sibilla Aleramo che dal passato devono irrompere nel presente, per addivenire ad un futuro positivo e propositivo. Grazie del suggerimento.
Stefano C.
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