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Una lupara mediatica per abbattere i nemici

Si è tenuta lo scorso 18 Settembre, presso la redazione de giornale SUD, la conferenza Dal “dopo report” al “dopo sud”: tecniche di ribaltamento della realtà e disinformazione. Presenti, oltre al direttore Antonio Condorelli, l’editore del giornale Pierluigi Di Rosa ed il giornalista Valter Rizzo.

Di Rosa mette subito in chiaro: «Io e Alessandro Basile abbiamo deciso di buttarci in questa iniziativa editoriale che, a differenza di quanto insinuato da Lombardo parlando di “finanziamenti occulti”, non ha avuto grandi costi ed è stata piuttosto frutto di un grande impegno».

Segue l’intervento di Antonio Condorelli, reduce dall’importante esperienza di Report. In seguito all’uscita di un articolo che documenta come a Raffaele Lombardo sia stato diagnosticato un aneurisma all’aorta inesistente proprio dopo la notizia della richiesta di arresto pendente nei suoi confronti – il referto non è stato firmato dal primario dell’ospedale che ha anzi denunciato l’accaduto – Lombardo ha denunciato il giornale parlando di “una ricostruzione orchestrata – sui cui reali ispiratori e finanziatori occorre far luce”. Condorelli spiega: «Io non ho paura di quello che ho pubblicato e non posso accettare certe mistificazioni, come nell’articolo di Tony Zermo su La Sicilia nel quale si assume il punto di vista di Lombardo e manca l’intervista al primario Lomeo che si è rifiutato di firmare il referto. Il medico che ha firmato la cartella continua a sostenere la validità della diagnosi, mentre Lombardo sostiene di godere di ottima salute: e di questo non ho dubbi, dato che proprio il giorno della diagnosi era ospite alla trasmissione L’Infedele».

Subito dopo, Valter Rizzo racconta come il quotidiano di Ciancio abbia messo in atto strategie di mistificazione e depistaggi anche in occasione del delitto di Giuseppe Fava: attribuendo ad esempio l’omicidio a mandanti palermitani con un articolo non firmato o ricordando Fava, attraverso le parole di Zermo, semplicemente come un artista, negandone i trascorsi giornalistici scomodi o ancora cercando di screditare la credibilità del pentito Avola – che si autoaccusò dell’omicidio – attribuendogli confessioni palesemente false. Ma in un regime di monopolio dell’informazione  nessuno può smentire le notizie e una menzogna ripetuta più volte diventa verità, mentre non è difficile abbattere i nemici e la controinformazione a “colpi di lupara bianca”: sarà sufficiente non parlare di un fatto per far sembrare che non sia mai avvenuto.

Ornella Balsamo