Pubblicato il: 28 Luglio, 2009

Una terra messa in bottiglia

sivigliaAndalusia. Definita da qualche viaggiatore «una terra messa in bottiglia per gli antiquari». Caravelle e reconquista, pirati saraceni e vita gitana. Contraddizioni insomma, o per lo meno una realtà ben più complessa di quella che appare. Eppure l’Andalusia sembra raggruppare tutti gli stereotipi della Spagna. Ci sono ballerini di flamenco, feste e sagre locali, processioni religiose. Ci sono toreri. Personaggi come Joselito e Manolete qui sono leggenda. E non solo in Plaza de Toros. Non solo possono superare il dramma dell’anagrafe, ma addirittura sfoggiare un corredo di strass, pajette e perline. Del resto il supereroe per antonomasia girava in calzamaglia. Roba da tutine. Per fortuna il supermachismo viene punito ogni tanto. Grazie Islero, ce ne fossero di bovini come te. Il retaggio moresco non è visibile solo sull’architettura. Dalla Giralda che cambia copertura nei secoli ad esempio, sfoggiando una volta una croce e poco dopo una mezzaluna. I volti e i lineamenti delle persone tradiscono secoli di dominazione. Il clima rende il tutto molto prossimo. Il mio pullman da Cadice arriva a Siviglia alle 5 del pomeriggio, ma la colonnina di mercurio segna i 45°. L’inferno ha un nome da queste parti. Il diavolo invasore, non me ne vogliano i ferventi cattolici dell’España Profunda, però è quello che ha costruito serbatoi, ruote idrauliche, cisterne e canali. Altrimenti qui si faceva ancora la danza della pioggia. Chiamiamola fideiussione. Siviglia, perla lungo il Guadalquivir. Giralda con tomba presunta di Cristoforo Colombo. Dubito, ma una toccata al piede d’oro la do comunque. Porta bene come girare sulle palle del toro in galleria a Milano. L’Alcazar e il trionfo di giardini. Il Barrio di Santa Cruz con le case bianche e i fiori ai davanzali. Plaza de España, da levare il fiato, questa volta l’afa non ha colpa. Basti pensare alla magnificenza del parco Maria Luisa, dei padiglioni e delle fontane. Plaza de España è l’ombelico del mondo, o per lo meno della penisola iberica visto che sui suoi azulejos è possibile fare un viaggio illustrato lungo il territorio della cattolicissima. Possibilità d’alloggio infinite, così come per mangiare qualcosa differente dal Gazpacho. Cercate Modesto per le fritture. Il vostro colesterolo vi ringrazierà. Dormo a Triana, quartiere gitano famoso per le ceramiche sulla sponda occidentale del Rio. Triana, Santa Cruz e la Macarena sono quartieri-monumento. Bisognerebbe avere il tempo di parlare con le persone, sentire le storie, le leggende, i miti che raccontano su gli antieroi che popolavano El Arenal secoli fa. La sera d’estate a volte se si è fortunati un tinto de verano è un’ottima scusa per far due chiacchiere. E le persone qui sono cordiali e solari. Anche per i viaggiatori solitari fare amicizia è facilissimo, dentro e fuori l’ostello. Solitamente non amo parlare dei posti dove alloggio. Però il Triana Backpackers lo merita dato che è il migliore ostello in cui sia mai stato. Prezzi irrisori. Pulito e con colazione disponibile tutto il giorno. Terrazza con divani e amache. Insomma una casa, a volte tutti ne hanno un po’ bisogno.

Luca Colnaghi

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