Pubblicato il: 2 Dicembre, 2012

Uniti contro l’aids si vince

uniti-contro-l-aids1 Dicembre 2012 – Anche quest’anno il mondo intero ha dedicato il primo giorno dell’ultimo mese dell’anno alla lotta contro l’aids, e ha ricordato a tutti quanto sia fondamentale la prevenzione per evitare il contagio. L’Italia quest’anno ha scelto Raoul Bova come testimonial della campagna contro il virus dell’HIV, e lo spot che lo ritrae si conclude con la frase: “la trasmissione (del virus) sarà interrotta il prima possibile”. L’obiettivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è raggiungere con le cure ben 15 milioni di pazienti nei paesi in via di sviluppo entro il 2015, e visti gli enormi passi avanti che sono stati fatti in questo senso negli ultimi anni sembrerebbe proprio che arrivare a questi risultati sia possibile. È proprio nei paesi del terzo e quarto mondo, infatti, che l’aids, a causa della mancanza di informazione e di cure, colpisce con maggiore ferocia: solo nell’Africa sub-sahariana, infatti, risiede il 68% dei sieropositivi. In ogni caso, la situazione è migliorata rispetto al passato: secondo i dati dell’OMS nel 2011 sono state infettate 2,5 milioni di persone, ovvero 700mila in meno rispetto a dieci anni fa, e l’aids ha portato alla morte di 1,7 milioni di malati, ovvero 600mila in meno rispetto al 2005. Anche per quanto riguarda i bambini si sono fatti dei passi avanti: il numero dei contagi è calato del 24%, passando dai 430mila minori del 2009 ai 330mila dei 2011.

Se l’OMS si dà da fare per debellare questa piaga, però, non è lo stesso per l’Italia: l’Osservatorio italiano sull’azione globale contro l’aids ha bacchettato il nostro paese a causa del mancato versamento dei fondi promessi da destinare ai malati di queste regioni, che già dal 2009 mancano del nostro aiuto.
Nel frattempo, l’Istituto superiore della sanità ha da poco rilasciato i dati relativi ai malati italiani, secondo i quali la penisola si conferma un paese ad incidenza medio-alta: ogni anno circa 4mila persone vengono contagiate dal virus, che corrispondono a 5,8 persone ogni 100mila residenti. Il dato più allarmante riguarda, però, come questi malati vengono a conoscenza di aver contratto il virus: ben più del 50% di questi, infatti, se ne accorge quasi per caso, in maniera tardiva, in una fase già avanzata della malattia e nel tentativo di curare una qualsiasi altra infezione virale che ne è la conseguenza. In alcuni casi il virus era stato trasmesso da una madre ignara al figlio durante la gravidanza, in altri era stata la maternità stessa a far scoprire alla futura genitrice di aver contratto la malattia. Questi dati ci mostrano come spesso ci si informi troppo poco sulle occasioni di contagio e sulla prevenzione: il rischio di contagio non viene percepito in maniera adeguata, con una conseguente mancanza di attuazione delle adeguate misure di protezione. L’80% dei contagi deriva dai rapporti sessuali: basterebbe un semplice preservativo e, come dice Raoul Bova, “uniti contro l’aids si vince”.

Sara Servadei

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