Vittorio Gassman
Attore, regista, scrittore e persona di immensa cultura, Vittorio Gassman è stata una delle figure chiave dello spettacolo del Novecento, un uomo la cui esperienza artistica ha lasciato un’impronta indelebile e indimenticata nella storia culturale del nostro paese. Gassman fu un grande, forse il più grande della sua generazione, con quella sua straordinaria dote naturale che gli consentiva d’interpretare i personaggi più dissimili, passando con ammirevole noncuranza dai ruoli più solenni e grandiosi del teatro classico a quelli non meno profondi e impegnativi che, sul grande schermo, gli hanno permesso di raggiungere ogni tipologia di pubblico. Dal teatro di Shakespeare alle commedie di De Filippo; da Brancaleone e I soliti ignoti di Monicelli a Il sorpasso e Profumo di donna di Dino Risi. Senza poi dimenticare il sodalizio con Ettore Scola, la carriera del “Mattatore” ha esplorato e intrecciato, con estrema disinvoltura, comicità e tragicità, regalando interpretazioni indimenticabili. Sono così tanti i registi che hanno avuto la fortuna di dirigerlo, che tentare di tracciare un ritratto esauriente del suo percorso artistico sarebbe un’impresa assai ardua, considerate le quasi duecento pellicole della filmografia e il centinaio di ruoli impersonati sul palcoscenico teatrale. E parrebbe, per paradosso, riduttivo e semplicistico soffermarsi unicamente sulla sua attività d’attore, poiché Gassman era una figura multiforme, in grado di mettersi alla prova anche come scrittore, autore teatrale e poeta, forse proprio per esorcizzare quel senso d’inquietudine che lo ha accompagnato per l’intera vita.
Dietro quell’espressione severa e corrucciata, si nascondeva un uomo fragile, insicuro e – si stenterebbe a crederlo – profondamente timido nei rapporti sociali. Lui stesso, in diverse interviste rilasciate alla stampa, si definiva una persona goffa e impacciata, la cui versatilità istrionica fungeva da maschera pirandelliana per celare le proprie insicurezze. Le continue ossessioni compulsive e gli imbarazzanti atteggiamenti maniacali accompagnavano la sua quotidianità svelando una personalità complessa e combattuta. Negli ultimi anni della sua vita, Gassman si è poi dedicato alla propria autobiografia dal titolo “Un grande avvenire dietro le spalle” nella quale, tra aneddoti e intime riflessioni, il “Mattatore” si mette a nudo lasciando scorgere i tratti malinconici e oscuri della propria natura, spesso incline alla depressione e a periodi di crisi esistenziale. Federico Fellini, rammaricandosi per non averlo mai diretto, lo ha definito “un nobile principe tedesco nel cui sorriso c’è la malinconia del carcerato”. A noi piace ricordarlo nei panni di quell’Anima persa, interpretata nell’omonimo film di Risi, nel quale la doppia natura dell’animo umano, in bilico tra saggezza e pazzia, viene espressa magistralmente da Gassman quasi come uno sfogo, metafora lucida della propria enigmaticità.
Aldo Nicodemi