Pubblicato il: 30 Gennaio, 2009

Il bambino con il pigiama a righe

bambino_pigiamaE’ un film che tocca le corde dell’anima. L’Olocausto ha lasciato profonde ferite nel cuore di tutta l’umanità ed “Il bambino con il pigiama e righe” è un film che fa riflettere sulla guerra e sul valore della vita. E’ sorprendente scoprire come, anche di fronte alla follia di una razionalità cieca e senza scrupoli, i bambini non smettano mai di sognare, esplorando la vita con tutta la forza della loro ingenuità. Bruno ha otto anni, ha gli occhi grandi e azzurri e come tutti i bambini della sua età ama correre e giocare. Ben presto suo padre, un ufficiale nazista, viene trasferito per svolgere una nuova ed importante missione; Bruno e la sua famiglia lasciano Berlino per andare a vivere in campagna. Il bambino saluta i suoi compagni di giochi, ma nella nuova casa si sente solo e non trova nulla di interessante da fare, finché un giorno dalla finestra della sua stanza Bruno scorge una strana “fattoria”, dove i contadini indossano sempre “un pigiama”. Un giorno egli decide di esplorare il retro della casa e il bosco adiacente, nonostante i continui divieti della madre. Correndo e giocando tra gli arbusti giunge nei pressi della “fattoria”, recintata dal fil di ferro, al di là del quale vede un “bambino col pigiama a righe”. I due iniziano a parlare ed è subito amicizia. Bruno torna più volte a trovare quel bambino che dice di chiamarsi Shmuel e di essere ebreo, ma non comprende perché stia sempre all’interno di quel recinto. Cerca di trovare una risposta nel mondo degli adulti, ma esso si rivela un labirinto troppo complicato per un bimbo come Bruno che ama sognare e che da grande vuole fare l’esploratore. La follia della violenza che nel mondo degli adulti semina odio e distruzione non contagia la bellezza di due anime innocenti, la cui amicizia va oltre quel muro di ferro. Ma la realtà della guerra non risparmia nessuno, nemmeno i bambini che pagheranno caro il prezzo della loro ingenuità, facendo conoscere a tutti la tragedia dell’Olocausto. Il film, con la regia di Mark Herman, è tratto dall’omonimo romanzo di John Boyne. Le immagini raccontano simbolicamente ciò che sarebbe abominevole mostrare in maniera esplicita: il fumo che fuoriesce dalla ciminiera della “fattoria” e “che puzza” rappresenta ciò che nessuno vorrebbe mai immaginare. I grandi occhi azzurri di Bruno spalancati sul mondo diventano l’emblema di ciò che è stato e che non si potrà mai dimenticare.

Francesca Squillaci

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