Pubblicato il: 19 Settembre, 2008

Raccontare, raccontarsi: lo sguardo di Alina Marazzi

Le donne, le donne, sempre le donne. Di cui parlare, sparlare, ricordare, dimenticare. La donna è Alina Marazzi (Milano, 1964), esordio fulminante alla regia nel 2002 grazie al meraviglioso documentario Un’ora sola ti vorrei, vincitore al Festival di Locarno e al Torino Film Festival. La donna è Liseli (Luisa) Hoepli Marazzi, l’inquieta e adorata madre di Alina, al centro dell’opera sopra citata, suicidatasi nel 1972, la quale prende corpo e anima attraverso la personale e struggente rievocazione del suo volto in quest’opera intensa e vibrante, l’atto d’amore di una persona che in qualità di figlia e di donna vuole restituire identità a una figura evanescente, dolcemente lontana, ammirata nel corso di una infanzia spezzata, utilizzando il materiale di nonno Ulrico Hoepli, girato con una cinepresa amatoriale mm 16, che, miracolosamente, segue la vita di Liseli dalla nascita in poi. Le donne sono quelle arrabbiate, asservite o ribelli di Vogliamo anche le rose (2007), che stigmatizza il motto – «Vogliamo il pane e anche le rose» – adottato dalle operaie tessili durante lo sciopero nel Massachusetts del 1912, diventato sinonimo di condizioni di lavoro migliori – il pane – nonché di vita dignitosa – le rose – (rammentate il Bread and Roses di Ken Loach?). Filmini, pubblicità, musiche, animazioni e immagini di repertorio si susseguono ripercorrendo la storia della donna tra gli anni ’60 e ’70, tramite una sedimentazione visiva e sonora che accomuna più situazioni con il filo conduttore delle voci narranti di Anita (Caprioli), Teresa (Saponangelo) e Valentina (Carnelutti), ragazze che ci parlano di emancipazione, amore, diritti, barriere attraverso le pagine dei loro diari privati, le cui testimonianze provengono dalla Fondazione Archivio Diaristico Nazionale Pieve Santo Stefano. Ancora donne, segnate da una difficile scelta umana e spirituale, in Per Sempre (2005), la fede e i voti, l’alito del mondo esterno che giunge attutito e remoto al di là delle mura di un convento…Documenti quindi, parole vive, senza filtri o mediazioni fantastiche, per testimoniare percorsi differenti legati insieme da un’unica certezza, il genere e l’essenza, la consapevolezza del sé e il valore dell’alterità, nel modo sempre comune e diverso di essere donna.

Alice Briscese Coletti

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