Pubblicato il: 12 Giugno, 2009

Scienze dei Beni Culturali: si chiude, signori

vendesi_“Chiude e svende tutto!”, recitano tanti cartelloni pubblicitari in giro per la città. Negozi di tappeti, di arredamento, di vestiario…All’allegra compagnia si aggiunge adesso niente meno che un Corso di Laurea, quello di Scienze dei Beni Culturali di Siracusa. Chiuso, il primo anno del corso non sarà attivato già a partire dall’anno 2009/2010: così ha deciso Antonino Recca, Magnifico Rettore dell’Università di Catania (da cui il corso di laura siracusano dipende). Inutile gridare all’untore, non sono certo decisioni che si prendono a cuor leggero, soprattutto in tempi di magra per il settore universitario (che brutto accostamento, settore universitario) come sono questi. Il corso costa alla Provincia Regionale una cifra di certo non trascurabile: 3.900.000 euro l’anno, mica bruscolini. Non si può comunque non restare perplessi di fronte a un piccolo particolare: come spiegato dal sindaco di Siracusa Roberto Visentin e dal presidente della Provincia Nicola Bono, era il 20 Maggio 2009 quando un accordo venne raggiunto col Rettore. S’avevano da pagare i 3.900.00 euro relativi all’anno accademico 2008/2009, e fatto questo si sarebbero avviati i corsi per l’anno successivo. Il giorno dopo, 21 Maggio, tutte le pratiche per il pagamento sono state attivate. Eppure, il 28 Maggio, cala la mannaia sul Corso di Laurea siracusano: abolito. Ci saranno sicuramente delle ragioni valide, anzi validissime, non lo mettiamo in dubbio. Ricorsi, appelli, ingiustizia, assurdità, già le parole si stanno sprecando, e preferiamo lasciare gli improperi e le accuse reciproche a chi gestisce la situazione. Noialtri, poverelli, la si vive e basta, e per noialtri poverelli non intendiamo solo gli studenti di Scienze dei Beni Culturali, ma tutti gli universitari (sia per solidarietà fra colleghi che, forse un po’ più cinicamente, per la regola del “oggi a te domani a me”). Il 9 Giugno, a Siracusa, si è svolto un corteo di protesta, in cui gli studenti, in particolare quelli della facoltà interessata, hanno fatto sentire la loro voce. C’è comunque ormai una certa aria di sfiducia, o ancora meglio di delusione (forse perché ultimamente ne stanno succedendo davvero troppe a questa nostra povera università), la protesta viene vista più come un modo per dimostrare il proprio disappunto e la propria rabbia che come una speranza per ottenere qualcosa. Chissà…povera Siracusa, che di certo non trarrà giovamento da un colpo del genere. Poveri studenti, costretti a ripiegare su altre facoltà o su altre città. Povera Università, che ormai deve stare attenta alle cifre come e più di un’azienda. Povera cultura. Il brutto è che da qualunque parte la si guardi, non c’è niente, nessuno, a uscirne vincitore.

Tomas Mascali

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