Pubblicato il: 13 Luglio, 2010

Cannabis trip – sembra erba e lo è

Questo tipo di notizie mi lascia sempre sul chi va là. Per due ragioni: primo perché vorrei capire chi ci specula e ci guadagna davvero. Secondo perché questo genere di vacanze non solo è circondato da un alone di squallore considerevole, ma soprattutto perché non posso credere che il mito pop del viaggio mistico sia ancora così in voga. Raoul Duke oggi non può essere ancora ritenuto fico, mi rifiuto di crederlo. E poi non sempre si parla di Messico o Amazzonia e Sciamani. A volte ci si riferisce alla Svizzera con toni così entusiasti che strappano quasi un sorriso di compassione. Cioè mi auguro che sia solo la trovata del furbo di turno – Bill Weinberg – che stila un bell’elenco di località presunte zone franche in cui gli strumenti dei tabagisti non convenzionali, i sostenitori della cannabis per intenderci, sono all’ordine del giorno.

Diciamocelo da subito: non siamo qui per condannare ne giustificare. È che trasformare in mito, e addirittura in viaggio organizzato, la cannabis mi sembra eccessivo. Il rischio è di cadere in un livello di squallore che ad oggi era stato conquistato solo dal vodka train ad est e dalla trombo nave a nord. Miti da bar.

Anni fa poteva avere il suo perché: la rivoluzione sessuale, la musica di satana, le minigonne. Era comprensibile. Ma nell’era delle gite scolastiche a Praga o ad Amsterdam divenute esperienze di vita (leggasi: folklore da annuali) ho difficoltà nel credere che davvero a qualcuno interessi Cannabis Trips: a global guide that leaves no turn unstoned. Specie se leggo in rete i commenti di entusiasti per la scoperta della peculiarità di Amsterdam, Vancouver, Christiania a Copenhagen, Kingston Jamaica. Il segreto di pulcinella, verrebbe da dire.

Forse il libro uscito dallo scaffale di una libreria è destinato a soggiornare perennemente in camera vicino al libro delle risposte e al dado magico, nella sezione dei regali inutilizzati e inutilizzabili. Forse qualcuno leggerà e programmerà, mappa alla mano, un tour all’insegna del proibito. Ma nulla mi sorprende dopo aver appreso che esistono libri affini per tematiche decisamente più gravi e compromettenti. Questa quasi strappa un sorriso.

Il dubbio amletico di fondo è riguardo la consapevolezza del signor Weinberg e sostenitori del fatto che se fosse solo per la droga tanto varrebbe fare delle stayvacation oggi giorno.

Se non vi dispiace faccio parte della parrocchia di quelli che in vacanza ci vanno ancora per fortuna, e per fortuna per altro.

Luca Colnaghi

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