Pubblicato il: 13 Maggio, 2009

G8 a Siracusa: molto rumore per nulla

g8Pochi si sarebbero realmente aspettati l’elevata partecipazione della gente durante la manifestazione contro il G8. Così invece è stato: giovedì 23 aprile il clima di fermento ha invaso Siracusa. Sono state circa duemila le persone che hanno partecipato al corteo di protesta, sapendo coinvolgere la gente e riuscendo a parlare alla città. Non è stato semplice però affrontare questo momento: il clima di tensione, la paura che è sorta intorno alla manifestazione, non ha certamente contribuito ad incoraggiare coloro i quali avessero voluto esprimere un’opinione contrastante. Un’ordinanza del comune di Siracusa ha persino stabilito la chiusura di uffici pubblici due ore prima dell’inizio del corteo, certamente per motivi di ordine pubblico e di viabilità. Il risultato è stato però un crescendo di allarmismo nella gente. Anche nei giorni precedenti non si è fatto altro, da più parti, che spaventare i cittadini, prevedendo disastri, rendendo pericolosa tutta la situazione agli occhi delle persone, con l’evidente obiettivo di bloccare la partecipazione. Obiettivo non raggiunto, perché la solidarietà è riuscita a vincere tutti i tentativi di “repressione”. E non solo: i “no global”, quelli che avrebbero dovuto distruggere Siracusa, rompere le vetrine dei negozi, creare un clima di terrore, non hanno fatto altro che manifestare in maniera pacifica, organizzando anche forum, momenti di incontro con chi avesse voluto prenderne parte, informando la gente sui problemi ambientali, fornendo persino spunti interessanti. Ancor più bello è stato osservare come tutto è stato reso leggero e brioso grazie ai canti e balli improvvisati da alcuni migranti che, con le loro creazioni musicali e qualche ballo tipico della loro terra, hanno contribuito ad annullare tutti i pregiudizi “terroristici”. Alla luce di tutto questo sorge spontaneo chiedersi come si sia arrivati allora a seminare la “psicosi” nella maggior parte dei cittadini, molti dei quali, spaventati, non hanno nemmeno partecipato al corteo. Sarebbe troppo semplice rispondere che il ricordo dei fatti di Genova e quelli più recenti di Londra abbiano determinato tutto ciò. Troppo semplice perché non è sufficiente questo come motivo. Spesso gioca un ruolo assai importante la “paura dell’altro”: è la società in cui viviamo che ci proietta modelli uguali e conformi e non accetta sfide, opinioni, pareri ma soprattutto diversità. E’ facile sbarazzarsi di gruppi alternativi o di manifestazioni e cortei dando loro dei “pericolosi”, ma quando arriverà finalmente il momento in cui la libertà di espressione non troverà ostacoli?

Marta Lega

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