Pubblicato il: 6 Giugno, 2009

Super size me

supersizemeVi siete mai chiesti quali conseguenze possa avere per la vostra salute mangiare tre volte al giorno (colazione, pranzo e cena) al McDonald’s per trenta giorni consecutivi ? “Super Size Me” mostra esattamente a cosa può portare un’alimentazione da fast food, molto diffusa nella società statunitense. A farne le spese sulla propria pelle è il regista e protagonista della pellicola, Morgan Spurlock, che decide di sottoporsi volontariamente a questa sorta di esperimento. Più che di un film si tratta più esattamente di un documentario (dis)educativo. Negli Stati Uniti infatti l’obesità è la seconda causa di morte dopo il fumo e secondo le previsioni diventerà la prima a breve. Per mostrare gli effetti dei fast food, soprattutto il leader di mercato McDonald, Morgan decide di sottoporsi ad una dieta “ferrea”: a colazione, pranzo e cena mangerà solo da McDonald’s, provando tutti i tipi di menu in svariate parti d’America e prendendo la versione super size. Dopo tutti i controlli particolareggiati eseguiti prima dell’inizio della dieta, un cardiologo, un gastroenterologo ed un nutrizionista seguiranno l’evolvere della dieta e le variazioni dei valori fisici del protagonista. Gli esiti saranno disastrosi. Parallelamente alla dieta, Spurlock svolge anche un’indagine sull’alimentazione negli Stati Uniti: intervista esperti di nutrizione, responsabili scolastici, manager, per capire quali sono i motivi che portano alla quasi dipendenza da questo tipo di cibo e perché nelle maggior parte delle mense scolastiche si può trovare cibo spazzatura, invece di indirizzare i giovani verso una corretta alimentazione. Spurlock tenta di cogliere il problema alla base e purtroppo alla base del fenomeno si aggrovigliano anche una moltitudine di interessi economici che coinvolgono direttamente le lobby delle grandi multinazionali. “Super Size Me” è uno sguardo reale sugli Stati Uniti e sulla loro assuefazione da fast food. È un film da mostrare senza dubbio nelle scuole e da diffondere di più in Europa, dove il problema non ha ancora raggiunto livelli tali, in modo da poter inculcare nei bambini una nuova cultura dell’alimentazione.

Diego Bonomo

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